Il Dittero è un insetto polifago ed attacca diverse piante da frutto tra cui, pesco, albicocco, agrumi, susino, kiwi, kaki, melo (golden delicious in particolare), pero (varietà tardive), fico, nespolo del Giappone ecc.
Gli attacchi interessano prima le albicocche poi il pesco sino ad arrivare alle piante più tardive come gli aranci.
Le larve si sviluppano nella polpa dei frutti che vanno incontro a un disfacimento; nelle pesche compare una macchia depressa e brunastra, i tessuti circostanti vengono aggrediti dai funghi, i frutti in seguito cadono al suolo e marciscono.
Nelle arance, le larve e le uova vengono devitalizzate dagli oli essenziali fuoriusciti dalle ghiandole oleifere lesionate dalle punture dell’ovodepositore, ma intorno alle punture compare una macchia marcescente che poi si allarga interessando più tardi anche la polpa.
I più suscettibili sono mandarini, clementine tangelo e le arance precoci navelina e tarocco nucellare, mentre vengono risparmiati cedri e limoni.
Il Dittero sverna come pupa nel terreno; nelle regioni più calde lo si trova presente sulle piante più tardive di arancio; compie da 6-7 generazioni nel meridione, 2-4 nelle regioni settentrionali. Gli adulti fanno la sua apparizione nel mese di giugno ed i voli durano sino a tutto il mese di novembre.
Le prime punture delle femmine sono sterili, ma dopo l’accoppiamento la femmina depone circa 500-600 uova aumentando il numero sino a un migliaio se la stagione è favorevole.
Le uova inserite in gruppi di 4-10 ad una profondità di 1-2 mm. si schiudono dopo alcuni giorni raggiungendo la maturità dopo un paio di settimane e portandosi, dopo aver forato la buccia, in superficie lasciandosi cadere nel terreno per interrarsi ( a circa 10 cm di profondità ) e impuparsi e diventando adulti dopo 10-15 giorni.
La difesa è difficoltosa soprattutto nelle zone meridionali dove la mosca è presente in gran numero per la grande varietà di frutta presente, ciò assicura al dittero una riproduzione regolare. Gli interventi devono essere mirati e regolati, o con bottiglie trappola tipo Mc Phail, o trappole da vespe per giardinaggio, oppure con trappole innescate con Trimedlure o quelle cromoattrattive di colore giallo. Le bottiglie Mc Phail vanno innescate con soluzione di fosfato o solfato ammonico al 3-5%, eventualmente additivate con acqua fermentata da crusca;le trappole vanno sistemate almeno due settimane prima del periodo di rischio, controllando le catture ogni due settimane; vanno collocate ad altezza d’uomo, sul lato sud a circa 30 m. di distanza una dall’altra.
Per la preparazione della trappola si usa circa 1 kg. di paglia pressata e trattata con miscela insetticida applicata con nebulizzazione, o immergendo la paglia in un contenitore contenente la miscela; la trappola andrà collocata (nel caso di un frutteto) ogni 4 file a distanza di 12 m. sulla fila e ogni 10 giorni andrà imbevuta con altra soluzione; quando le mosche avranno terminato il volo le trappole andranno bruciate.
Queste trappole essendo finalizzate alla cattura degli adulti, andranno installate ai primi voli che saranno monitorati da trappole a feromoni. (questo particolare metodo di cattura risulta molto efficace per appezzamenti superiori a 5 ha.)
Se avvengono catture, si può intervenire con Dimethoate ( occorre fare attenzione sul pesco per la sua manifestata tossicità), Trichlorfon, Fention.
Un altro sistema e agire irrorando a file alternate di tre, grosse gocce di proteine idrolizzate avvelenate con i suddetti principi attivi.
I metodi proposti per la cattura degli adulti, pur non essendo soddisfacente dal punto di vista ecologico per l’impiego di prodotti di sintesi, risulta vantaggioso per la sua efficacia, ed evita il contatto con il prodotto e la vegetazione di coltura; sono selettivi e salvaguardano la fauna utile del frutteto, hanno un costo accettabile per la quantità ridotta di p.a. usati facilmente reperibili in commercio ed hanno una efficacia di lunga durata.
Si scioglie in 100 litri di acqua l’idrolizzato di proteine addizionato con 100 cc di principio attivo, per ogni trappola si utilizzano 0,5 litri di miscela. ( se si preparano dosi minori, regolarsi nella dose di 1litro/1cc)
In quest’ultimi anni si stanno sperimentando tecniche di lotta biotecnologiche come quella dell’autocidio: consiste nell’allevamento di grandi quantità di insetti sterilizzati in laboratorio che vengono immessi poi nell’ambiente.
Un’alternativa per la cattura della mosca è la trappola per la mosca.
Trappola per Mosche della Frutta Fai da Te
Materiale impiegato
-Tavoletta truciolato non trattata.
-Deltametrina.
-Contenitore in plastica con tappo lungo circa 7 cm.
-Idrolizzato di proteine o Carbonato d’ammonio.
Il numero 1 indica fori del diametro di 2 mm. per l’evaporazione dell’attrattivo.
Preparazione della trappola
Nella tavoletta precedentemente tagliata, si praticano 2 fori del diametro di circa 1 cm che serviranno per fissare la tavoletta; 2 fori di circa 0,5 cm di diametro che serviranno per fissare il contenitore in plastica (vedi schema).
si immerge la tavoletta per 24 ore in una soluzione di Deltametrina al 25% e acqua nel rapporto di 1:10; trascorso il tempo, si toglie e si mette a sgocciolare per una intera giornata e poi la si spalma di colla.
Si riempie, ad una altezza di 4 cm, il contenitore in plastica con una soluzione di Carbonato di ammonio (40 g/l. di acqua), o con l’idrolizzato di proteine, poi con del filo di ferro la si aggancia alla tavoletta.
La tavoletta così preparata si appende sulle piante sul lato sud-est ad una altezza da terra di circa 2 m.
Questa soluzione presenta diversi vantaggi: la tavoletta impregnata ed i fori praticati sul contenitore prolungano la evaporazione dell’attrattivo; la trappola non danneggia gli ausiliari perché è selettivo sulle mosche; il costo è contenuto e può essere utilizzata più volte; non c’è contatto tra principio attivo e frutti.
È doveroso un commento: con la sola Deltametrina non si può verificare la cattura perché le mosche che si posano sulla tavoletta cadono a terra morte, con la colla possiamo verificare le catture, ma con l’andar del tempo, la polvere che vi si deposita annulla l’effetto della colla, quindi bisogna rinnovarla.
Il metodo di cattura è efficace quando il frutteto o oliveto ha una estensione di almeno 5 ha, altrimenti l’attrattivo attira le mosche dei frutteti adiacenti.
Bisogna essere tempestivi nella collocazione delle trappole, sistemarle cioè almeno all’inizio di giugno per ottenere dei buoni risultati. Le trappole vanno innestate una ogni due piante e una fila si e una no; per la protezione dalle mosche provenienti dall’esterno si dispongono alcune trappole, ogni 30o 40 metri, ai confini del frutteto.