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Oggi siamo nell’era della plastica e gli oggetti che si trovano in casa non si sono sottratti all’assalto di questo materiale. Si può, al contrario, affermare che la plastica ha compiuto i suoi primi passi nel processo di larga diffusione proprio per mezzo loro. Le sue prerogative strutturali, infatti, la fanno classificare fra i materiali più duttili, più economici e più facilmente pulibili. Di plastiche però ne esistono numerosi tipi, dalle caratteristiche strutturali assai diverse. Di conseguenza, diversi dovranno anche essere gli interventi, soprattutto per la riparazione.
Gli oggetti in plastica acquistano la loro robustezza per mezzo delle forme che vengono loro impresse con gli stampi. La rigidità viene conferita con ingrassature e nervature sempre ricavate in fase di stampaggio. I collanti e le tecniche usate dovranno quindi tenere conto di questo per ridare alla struttura la compattezza originaria.
La pulizia
Le materie plastiche vanno pulite usando prima di tutto acqua e sapone; l’uso dei detersivi è sconsigliabile perché molti di essi contengono sostanze che aggrediscono la plastica ed i suoi pigmenti rovinandola rapidamente.
Se l’oggetto presenta delle cavità, come ad esempio le bambole, dove non si vuole che si accumuli l’acqua saponata, preparare al bagno il giocattolo turando con dei pezzetti di nastro adesivo ogni apertura o fessura attraverso la quale si può infiltrare l’acqua (occhi, bocca, attaccatura delle braccia, delle gambe ecc.). Aiutarsi con uno spazzolino morbido per togliere lo sposto più tenace. Se il sapone non è sufficiente ad eliminare tutta la sporcizia o le macchie, si preparerà un tampone di cotone idrofilo avvolto con della garza. Le superfici macchiate verranno passate ripetutamente col tampone imbevuto di alcool. Non usare altri solventi; la trielina e l’acetone, ottimi solventi per le macchie più dure da togliere, hanno infatti lo svantaggio di sciogliere la maggior parte delle plastiche esistenti. Completare la pulizia con acqua e sapone come visto in precedenza.
Ultimo aggiornamento 2024-11-09 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
La riparazione
Prima di intraprendere qualsiasi riparazione su di un oggetto di plastica, è necessario conoscere di che plastica si tratta.
L’ideale sarebbe staccarne un pezzetto dall’oggetto rotto per poi provarne la reazione bruciandolo (fig. 1): dal modo di bruciare, dal colore della fiamma e dall’odore prodotto è possibile individuare il tipo di plastica e quindi mettere in atto la giusta tecnica di riparazione.
Pulire con cura le parti da unire con uno straccetto bagnato di alcool e lasciare asciugare completamente.
Plastiche termoindurenti: si presentano molto dure e rigide (tipo bakelite), resistono calore e sono piuttosto fragili. Possono essere incollate con collanti epossidici a doppio componente come l’Araldite e il Bostik 7;
Polistirolo: Si presentano rigide e fragili; emettono un suono metallico se urtate su una superficie rigida; bruciano allegramente ed emettono un odore aromatico dolciastro. Per unirle si usano adesivi trasparenti per plastica come il Bostik 1. Spalmare il collante su entrambe le parti da unire se queste si presentano lucide e scarsamente assorbenti. Dovendo fissare tessuti o altro materiale assorbente ad un pezzo di polistirolo, il collante verrà spalmato solo su quest’ultimo.
ABS: tenace e rigida, può essere tagliata e a contatto con un ferro caldo fonde. Affonda nell’acqua e dà rumore metallico se viene urtata; quando brucia emette un tipico odore di gomma bruciata. Pulire con cura le parti danneggiate e spalmare su entrambe un velo sottile di adesivo a contatto tipo Bostik 3 o similari. Lasciare asciugare il collante senza porre a contatto le parti; quindi unire con decisione e tenere qualche minuto sotto pressione;
Resine acriliche: normalmente sono trasparenti, come ad esempio il Perspex; danno un suono acuto e bruciano con fiamma di colore giallo; quando la fiamma si spegne emettono odore di spirito. Per la riparazione usare collanti specifici per resine acriliche.
Nylon e acetati: materiali rigidi e tenaci, difficili da bruciare; il nylon brucia con fiamma gialla e puzza di capelli bruciati; gli acetati invece con fiamma blu ed emettono un odore pungente. Si riparano con collanti epossidici come le plastiche termoindurenti;.
PVC flessibile: brucia con una piccola fiamma gialla che si spegne subito da sola emettendo un odore acre. Si ripara con collanti trasparenti come il polistirolo.
Celluloide: largamente usata un tempo, è ora quasi completamente soppiantata; è altamente infiammabile. Può essere riparata usando il solvente degli smalti per unghie.
Vetroresina: ha una faccia liscia e l’altra rugosa dove si nota chiaramente l’intreccio della fibra di vetro. Per la riparazione pulire la superficie con carta vetrata a grana media; spolverare ed utilizzare poi collanti di tipo a contatto spalmati e fatti asciugare su entrambe le parti prima di unirle;
Politene e polipropilene: tenaci e colorati, danno un suono sordo e galleggiano sull’acqua. Non possono essere incollati e l’unico modo di unire due parti è mediante il calore. Avvicinare la punta di un saldatore (fig. 2) fino a notare l’ammorbidimento delle superfici e colare sopra materiale simile.