Realizzare una pozza d’acqua nella quale allevare piante acquatiche e pesci era sempre stato un piccolo sogno nel cassetto, un desiderio strettamente collegato allo spirito di osservazione che mi aveva fin da piccolo avvicinato al mondo delle piante e degli animali. Appena acquistato casa ed avuto a disposizione il microscopico fazzoletto di terra sul quale progettare il giardino, non ho resistito a riservare (un po’ forzatamente) un piccolo spazio per soddisfare questo desiderio.
Il primo passo è stato quello di mettere insieme le conoscenze acquisite in tanti anni di diletto e sperimentazione con gli acquari in casa (che rappresentano un database fondamentale per non commettere errori grossolani), e di assemblarle con questo le poche informazioni necessarie sui materiali adatti alla realizzazione. Il possesso delle conoscenze di cui sopra ed un certo grado di avventatezza (unitamente ad esigenze di risparmio economico) mi ha portato a produrre quanto di più semplice da realizzare ma più complesso da gestire sia possibile. E’ una scelta reversibile, chiaramente, ma che condiziona strettamente gli approcci di manutenzione del sistema.
Il progetto
-la vasca sarà di forma regolare, un rettangolo di c.a. 80 x 40 cm, profonda 40 cm.
-non ci sarà un ricircolo dell’acqua, ne’ un sistema di filtrazione. Niente tubi di scarico ne’ di troppo-pieno; ci sarà solo un tubo per il rabbocco quando il livello si abbassa eccessivamente per l’evaporazione.
-il materiale utilizzato per rivestire lo scavo sarà un semplice telo di nylon nero.
-nella vasca verranno introdotti pesci, molluschi e piante acquatiche.
Dopo avere reperito i materiali per iniziare si passa rapidamente all’opera: lo scavo viene fatto rapidamente a mano con una vanga e rifinito con una cazzuola da muratore, per renderlo più preciso (il lavoro è agevolato dal terreno tenace di natura ed ulteriormente compattato da una bagnatura abbondante. Successivamente si “liscia” per bene tutto e si stende il telo. Su terreni aspri ed in presenza di sassi, radici ed altro sarebbe consigliabile stendere sul fondo uno strato di sabbia per fare da ammortizzatore. Sulla sommità del telo, dove poggia sul terreno, ho posato delle pietre spaccate, semplicemente poggiate e “stuccate” con un po’ di fango, che sono andate a costituire il bordo della vasca. A questo punto il gioco è fatto, non resta che riempire la vasca con l’acqua ed iniziare ad introdurre gli esseri viventi. Si parte con le piante, ciascuna messa nel suo vaso riempito con una miscela di terra, ghiaia e terriccio con pomice, ricoperta da uno strato di ghiaietto che impedisca di disperdersi nell’acqua; per i molluschi ed i pesci è bene aspettare qualche giorno, in modo che eventuali metalli pesanti e cloro presenti nell’acqua (è quella dell’acquedotto) abbiano tempo di “neutralizzarsi”.
Il concetto di base è quello dell’equilibrio del sistema, i cui componenti fondamentali, strettamente legati fra loro, sono l’acqua, l’aria e le componenti organiche.
L’acqua
è l’elemento di base ed il veicolo per gli altri elementi. In essa si trovano disciolte l’aria e le sostanze chimiche che derivano dai cicli biologici. Normalmente, maggiore è il suo volume, maggiore la possibilità che il sistema si regga in equilibrio. La sua qualità non è strettamente vincolante, a meno che non provenga da acquedotti che effettuano pesanti purificazioni con cloruri (e a Roma l’acqua del sindaco è ottima, lo sanno tutti!). Da anni di esperienza ho ricontrato che si mantengono più efficienti e per più tempo vasche di dimensioni piccole (grande “controllabilità”) o molto grandi, quelle medie di meno. Per un mini-stagno in terrazza una vasca di 100 lt circa dovrebbe andare benissimo.
L’aria
è il presupposto fondamentale per la vita. Si deve evitare sia che si interrompano gli scambi gassosi dell’acqua con l’aria (e quindi, ad esempio, una eccessiva presenza di piante galleggianti), sia che se ne “consumi” in quantità eccessiva (troppi pesci o molluschi). E’ altrettanto importante che la superficie di contatto dell’acqua con l’aria sia proporzionata al volume complessivo della vasca (in vasche troppo profonde, con un’apertura stretta, non riusciranno ad ossigenarsi adeguatamente gli strati più profondi).
Le componenti organiche
Sono rappresentati dai batteri, dalle alghe, dai molluschi, dai pesci e dalle piante, che devono assolutamente e forzatamente essere presenti in equilibrio numerico fra loro, in modo che non si alterino in maniera significativa i valori delle sostanze che circolano.
Le piante, sostanzialmente, sono la componente più importante, in quanto in grado di produrre ossigeno, di fornire ombra, di dare alloggio e riparo a batteri “buoni” e pesci. Possono essere sommerse, galleggianti o emerse, a seconda del luogo in cui si sviluppa principalmente il fusto.
Tra le sommerse le più utilizzate ed utili ai nostri fini sono le Nymphaee (io ne ho una di taglia media, Ninphaea “Marliacea Carnea”, che fiorisce abbondantemente da più di due anni), i Miriophyllum (una delle migliori ossigenanti in assoluto, endemica) ed altre tropicali adattabili ai climi più caldi (Cabomba, Bacopa, Vallisneria).
Tra le galleggianti, utilissima e anche molto carina il “giacinto d’acqua”, Eichornia crassipes, che si riproduce molto rapidamente per stoloni e offre riparo ai piccoli pesci nell’intrico delle sue radici flottanti; nel mio laghetto non ha però avuto grandissima fortuna: nel corso della stagione in cui l’ho inserita ha stentato moltissimo a svilupparsi e non ha mai fiorito (la diagnosi di un esperto è che l’acqua era eccessivamente “pulita” e priva di sostanze nutritive. Durante l’inverno, comunque, è morta per le temperature troppo basse). Interessanti per il contributo ossigenante e per l’aspetto, un po’ meno per l’invasività, sono le “lenticchie d’acqua”, Lemna minor e L. major, che si reperiscono facilmente in stagnetti e corsi d’acqua in natura. Azolla filiculoides è di aspetto simile, ma un po’ meno invadente (io ne ho “rubacchiato” due o tre foglioline alla Gabriella del Casoncello… )
Tra le piante emerse, gli Iris (io ho Iris pseudoacorus “Plena”) e Pontederia cordata (manca, ma è in lista!).
Nel vaso centrale della mia pozza, con la ninfea, convive una Oenante javanica “Purpurea” che mi ha dato Maurizio alla Landriana e che si comporta benissimo, rinnovandosi con stoloni flottanti che radicano (nell’acqua) a 20-30 cm dalla pianta madre e danno origine a nuove piante.
I pesci più adatti sono quelli di piccole dimensioni come Gambusia affinis, un Poecilide importato negli anni 70 del secolo passato dagli Stati Uniti per il controllo delle zanzare, più ancora dei Carassius e delle carpe, per la loro naturale adattabilità a piccoli volumi d’acqua (riescono a stabilire, anche in queste condizioni, delle popolazioni “dinamiche”, non limitandosi alla sopravvivenza ma proliferando e avvicendando le generazioni abbastanza regolarmente) e per la tolleranza a valori dell’acqua un po’ più “estremi”. Con loro le zanzare non si fanno più vive (importante: attenzione a che non si formino intrichi troppo fitti di vegetazione, all’interno dei quali loro non riescano a penetrare per predarne le larve).
I molluschi sono importantissimi, e ben accetti. Sia le piccole lumache, di quelle col guscio a cono magari, che si nutrono di microalghe, sia i bivalvi, in tutto e per tutto simili alle cozze (Unio pictorum e Unio tumidus, Anodonta cygnea) che operano una funzione attiva di “filtraggio” dell’acqua, nutrendosi anch’esse di “detriti organici” e microalghe. L’unico neo di questi animali, veramente indispensabili soprattutto per una scelta come la mia, è la loro scarsa longevità. E il fatto che non avvisano, prima di morire, così uno si ritrova il laghetto improvvisamente pieno di alghe e deve ricorrere al retino per togliere quelle in soprannumero fino a quando non li ha riacquistati.
Con tutto questo (tutto? ma se sono si e no mezzo metro quadrato e 100 litri d’acqua ) i miei interventi sono veramente limitati: la già citata pulizia delle alghe una tantum quando mancano i molluschi, i rabbocchi quando cala troppo il livello (ma se lascio il rubinetto stillare lentamente non ce n’è bisogno) e l’eliminazione di foglie morte ed altri residui organici quando capita.