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Nella tornitura in barra il pezzo è fissato tra il toppo fisso e la parte mobile, è cioè sostenuto alle due estremità del suo asse. Al contrario, nella tornitura a sbalzo, il pezzo è fissato su un solo lato, il che consente di lavorare frontalmente. Si utilizzeranno dei mandrini che stringono il pezzo sul suo diametro o dei platorelli muniti di un disco in legno sul quale il pezzo è avvitato.
La tornitura a sbalzo serve per realizzare oggetti cavi, generalmente abbastanza larghi, come coppe, ciotole, insalatiere, scodelle, ecc. Le tecniche utilizzate sono piuttosto diverse da quelle impiegate per la lavorazione in barra, in quanto si taglia il legno di testa e non più solamente lungo le fibre (il lavoro è quindi più rischioso). Per riuscire a realizzare una ciotola di questo tipo, occorrerà acquisire una buona padronanza di tenuta degli utensili, il che richiede molto esercizio e una pratica sufficiente della tecnica in barra. Gli hobbisti sono tentati di tornire a sbalzo utilizzando solo gli scalpelli con i quali si raschia il legno; così facendo i rischi di inciampare nelle fibre del legno sono in effetti minori che con gli utensili da taglio come la sgorbia o il raschiatore. Infatti, per incavare o pro
filare, occorre soprattutto utilizzare la sgorbia che consente di procedere più in fretta e di ottenere una bella finitura (lo scalpello raschia il legno senza grossi rischi, ma occorrono diverse ore per realizzare una coppa). I legni da tornire utilizzati per la lavorazione a sbalzo sono gli stessi impiegati per la lavorazione in barra; l’olmo, in particolare, è adatto, ma lo si trova con molta difficoltà. Gli hobbisti potranno dedicarsi a questo tipo di tornitura con del legno ancora verde che si taglia più facilmente (spruzzandovi molta acqua).
Non più di quella su barra, la tornitura a sbalzo non può essere considerata veramente pericolosa. Occorre tuttavia prendere un certo numero di precauzioni, oltre alle regole base già descritte nel nostro articolo precedente. Poiché il pezzo viene afferrato solo da un lato, occorrerà fissarlo correttamente, perché il lancio di un pezzo di legno a grande velocità è molto pericoloso. Per maggiore sicurezza, evitate di trovarvi sulla traiettoria probabile del pezzo quando avviate il tornio. Inoltre, regolate sempre il portautensili il più vicino possibile al pezzo da lavorare, per tenere bene in mano gli utensili, soprattutto tagliando il legno trasversalmente rispetto alle fibre.
Preparazione e fissaggio sul tornio
Esistono diversi tipi di mandrini. I mandrini a griffe (3 o 4) che consentono di afferrare a pressione o ad estensione (le griffe afferrano dall’esterno o dall’interno di un foro); servono per tornire oggetti larghi, come piatti, coppe e ciotole. Il mandrino a bussolotto è costituito da un semplice cilindro cavo sul quale si inserisce il pezzo dopo averne lavorato la base; serve per i pezzi piccoli (portauova, ecc.).
Il platorello piano e quello a vite sono molto utilizzati. Il primo è costituito da una piastra metallica circolare, di diametro variabile, che prevede un certo numero di fori nei quali si inseriscono delle viti per fissare il pezzo. Il platorello a vite è costituito da una piastra che presenta una sola vite centrale che si inserisce al centro del pezzo.
Le impronte sono dei dischi di legno duro che si fissano sul platorello. Vi si lavora, scavando o in rilievo, un cilindro di altezza ridotta; la base del pezzo schizzata in precedenza sarà quindi incassata sull’impronta. Si ottiene un’ottima tenuta, perché la superficie di contatto è notevole. L’impronta è utilizzata per le scodelle, le coppe, ecc. Il platorello è fissato sul pezzo (occorre centrarlo il più esattamente possibile) prima di essere montato sul mandrino. Utilizzerete delle viti sufficientemente corte per evitare che l’utensile vi batta contro quando sarete arrivati alla cavità del fondo della coppa.
Come tornire una coppa
Per tornire a sbalzo, dovrete determinare la velocità del tornio e regolare la posizione del portautensili. Poiché si lavora un pezzo di grande diametro, la velocità periferica sarà molto importante: dovrete quindi ridurla rispetto alla tornitura in barra. Una velocità tra 700 e 900 g/min è adatta per la messa a tondo, mentre la tornitura propriamente della sarà eseguita ad una velocità di circa 1200 g/min. Il portautensili deve trovarsi esattamente all’altezza dell’asse di rotazione, almeno per l’incavatura. Iniziate lavorando la base della coppa tramite una sgorbia cava a sgrossare di 10 mm. In precedenza, avrete realizzato un tracciato corrispondente al diametro; questa scanalatura vi consentirà di alloggiare il pezzo nell’impronta. Ravvivate l’angolo con la punta del ferro piano. Lavorate quindi la parte esterna della parete. In seguito, togliete il pezzo dal platorello e avvitate al suo posto un pezzo di legno (impronta) sul quale, tramite il compasso, traccerete un cerchio corrispondente esattamente alla base della coppa. Con la sgorbia, realizzate una cavità (impronta femmina). Smontate l’impronta e segate per conferirle una forma ottagonale. Rimontatela e incassatevi di forza la base della coppa. A questo punto potrete passare all’incavatura, con la sgorbia o il bedano. Procedete come indicato nello schema sotto, iniziando dall’esterno. Terminate con lo scalpello diritto o il bedano per il fondo e con lo scalpello semitondo per le pareti.
Dovrete verificare di frequente lo spessore (a tornio fermo) con il compasso apposito. Per le ultime passate, il portautensili viene introdotto nella coppa affinché si possa lavorare con maggiore precisione.
Affilatura
Risulta essere essenziale che gli utensili per la tornitura siano perfettamente affilati. Un utensile smussato intaglia a fatica il legno e aumenta il rischio di blocco nelle fibre. Si distingue la molatura effettuata abitualmente con la molatrice, e l’affilatura con la pietra a olio; per gli utensili molto fini, si completa togliendo il filo morto tramite una striscia di pelle.
Gli utensili del tornitore sono spesso venduti non affilati, tranne quelli venduti in confezione, destinati all’hobbista, particolarmente adatti a coloro che sono alle prime armi. La molatura è destinata a sagomare la lama conferendole l’angolo voluto con il piano del ferro. Normalmente, si lavora alla molatrice che prevede un banco per posarvi il ferro; se ne regola l’inclinazione per dare alla lama l’angolazione desiderata (vedere a lato i valori per gli utensili principali). Dovrete lavorare senza fretta e senza premere troppo, per evitare che il metallo si surriscaldi (immergete il ferro in un recipiente di acqua). L’affilatura è destinata a togliere il filo morto lasciato dalla mola e a correggere la concavità; si effettua con la pietra a olio sulla quale si strofina la lama, alla quale farete descrivere dei movimenti circolari, ruotandola contemporaneamente su se stessa. Passate il ferro dai due lati, terminando con il lato della lama. In fase di lavorazione, dovrete ricorrere frequentemente alla pietra a olio per rinfrescare il tagliente.