L’intonaco assume varie funzioni all’interno e all’esterno di una costruzione. Se l’intonacatura di intere pareti può presentare qualche difficoltà ai non esperti, gli interventi di ripristino, laddove si rendano necessari, sono di solito alla portata di tutti.
L’intonaco ha la triplice funzione di realizzare una finitura regolare e valida dal punto di vista estetico, di proteggere le strutture murarie sulle quali viene applicato e di essere un vero e proprio polmone igrometrico d’ambiente.
All’esterno l’intonaco ha una prevalente funzione protettiva contro l’azione corrosiva degli agenti atmosferici, per cui la proprietà più importante dovrà essere quella di assorbire acqua e di restituirla velocemente all’aria; dovrà inoltre presentare una buona permeabilità al vapore.
Per quanto riguarda l’interno, l’operazione d’intonacatura ha diversi scopi, ma uno dei più importanti è sicuramente quello di assorbire l’umidità superficiale delle pareti, evitando i fenomeni di condensa e di gocciolamento; ha inoltre lo scopo di rendere lisce le superfici murarie per permettere loro di ricevere le tinte. Le malte di calce sono indubbiamente le più adatte a soddisfare pienamente i requisiti richiesti.
Un intonaco può essere composto da tre strati: rinzaffo, arriccio e velo. Non è raro però che ci si limiti alla stesura solamente di due strati. Il rinzaffo è il primo strato dell’intonaco, solitamente ha uno strato che varia da 1 a 2 cm e viene eseguito gettando con forza la malta con la cazzuola, con il solo movimento del polso. Si impiega sabbia piuttosto grossa per poter avere una superficie scabra, che dev’essere però abbastanza livellata. Sul primo strato appena asciugato, si stende il secondo strato d’intonaco.
Il rinzaffo si può eliminare quando la superficie della muratura è liscia; se però è troppo liscia, si usa schizzettare della malta grassa sul muro. Prima dell’arriccio bisogna attendere la perfetta asciugatura e verificare che gli schizzi siano saldamente fissati.
L’arriccio è normalmente il secondo strato dell’intonaco, ha uno spessore di pochi millimetri ed è applicato direttamente sullo stato di rinzaffo. Per ambienti particolari, come scantinati e garage, costituisce l’intonaco finito, detto grezzo o rustico.
Il velo, detto anche intonaco civile, stabilitura, malta fine, è l’eventuale terzo strato d’intonaco e ha il compito di rifinire la superficie. Esso può essere applicato in numerose varianti e, per esempio, al posto diuna malta di calce e/o cemento può essere impiegata una malta di gesso, ma solo per interni.
L’esecuzione dell’intonaco in almeno due strati è necessaria per eliminare il fenomeno del ritiro della malta con la formazione, come si è detto in precedenza, di fessurazioni. L’intonacatura può risultare un po’ difficoltosa per un dilettante, specialmente se si ha a che fare con una superficie abbastanza vasta; gli intonaci plastici pronti per l’uso risultano più facili da lavorare.
In ogni caso è bene ricordare che un intonaco si assesta soddisfacentemente su una parete se non è di costruzione recente; è preferibile perciò aspettare 40-50 giorni prima di intonacare un muro nuovo, così da scongiurare il pericolo che si possano notare i segni delle giunture tra i mattoni sottostanti. Il muro va adeguatamente bagnato prima di procedere all’intonacatura e, nel caso la costruzione sia stata realizzata con pietra, questa dovrà essere martellata, così da favorire una migliore presa della malta. Se il muro è invece in cemento, l’intonaco può essere applicato subito.
La malta da intonaco si prepara a secco, mescolando i componenti e quindi aggiungendo l’acqua che consenta di ottenere un impasto abbastanza sodo. Le calci plastiche che si trovano sul mercato si preparano seguendo le istruzioni fornite dalle ditte produttrici, variando i dosaggi di calce, sabbia e acqua per ottenere vari tipi di intonaco.
Se si deve intonacare una superficie abbastanza estesa, soprattutto se si intende applicare un intonaco civile, per ottenere uno spessore omogeneo dell’intonaco e una buona finitura della superficie è opportuno servirsi di linee di riferimento che consentano di lavorare con maggior precisione. Lavorando con frattazzo e cazzuola, sarà perciò preferibile stendere anzitutto sul muro in senso verticale, procedendo dall’alto in basso, delle strisce di malta (dette “testimoni”) spesse circa 1 cm, larghe circa 10 cm e intervallate di 80 cm circa (1). Tali strisce potranno eventualmente essere applicate con l’aiuto di un listello di legno dello spessore di 1 cm, fissato alla parete con dei chiodi, che possa fungere da guida.
Si potrà quindi cominciare a lanciare con decisione la malta sulla parete bagnata, dopo di che si potrà stenderla e lisciarla con la cazzuola (2). Completata una striscia, si potrà provvedere a spostare di circa 1 m il listello di legno eventualmente fissato al muro, così da poter applicare un’ulteriore striscia di malta, lisciarla e procedere quindi all’intonacatura del nuovo tratto di muro.
La malta deve essere spianata di tanto in tanto utilizzando un listello di legno e facendolo scorrere di spigolo dopo averlo appoggiato sulle due strisce di malta parallele utilizzate come guida: è importante far scivolare il listello dall’alto in basso, con rapidi movimenti a destra e a sinistra e perfezionando la lisciatura con il frattazzo. Non necessariamente questa prima mano di intonaco dovrà essere lisciata alla perfezione: la sua rugosità permetterà anzi una migliore presa allo strato applicato successivamente, che potrà essere steso dopo che il primo abbia fatto presa. Lo strato di finitura dovrà essere lavorato alla perfezione, bagnandolo ogni tanto con una pennellessa intrisa d’acqua e lisciandolo con il frattazzo usato con un deciso ma delicato movimento rotatorio.