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Hai già scelto l’essenza lignea che farà brillare il tuo salotto, ma non sai con cosa fissarla al massetto? Tranquillo: la colla giusta esiste, e individuarla è meno complicato di quanto sembri. Ti racconto tutto, passo dopo passo, con il linguaggio di un amico che ha passato più di un weekend tra secchi, spatole dentate e ginocchiere.
Perché la scelta della colla conta (molto più del previsto)
Hai mai visto doghe che “cantano” ad ogni passo, come se ci fosse un coro di grilli sotto il pavimento? Quel suono — ché non è musica — dipende spesso da un adesivo sbagliato o steso male. Il parquet, a differenza di piastrelle e laminati, vive: si dilata con l’umidità, si ritira d’inverno, respira per tutta la sua lunga vita. Serve quindi un legame elastico, resistente e, perché no, rispettoso del tuo naso e dei polmoni di chi abita la casa.
Ecco perché la domanda “che colla metto?” non è un dettaglio di poco conto. Un parquet ben incollato rimane saldo per decenni; un parquet incollato a caso ti regala fughe che si aprono, doghe che si sollevano e un pessimo umore la domenica mattina.
Primo bivio: parquet tradizionale o prefinito?
Prima di infilare il beccuccio nel secchio, fermiamoci un attimo. Parquet tradizionale vuol dire tavola massiccia da levigare e verniciare in opera. Richiede collanti potenti e con lunga “bagnabilità” per assestare doghe spesso spesse due centimetri. Il prefinito, invece, arriva già verniciato, multistrato, più leggero. Chiede adesivi meno aggressivi e tempi di attesa ridotti, perché le tavole hanno incastri di precisione e spessori più contenuti.
Quale monterai sul tuo sottofondo? La risposta orienta subito la scelta. Non perché un tipo di colla sia proibito assolutamente per l’altro, ma perché certe formulazioni funzionano decisamente meglio con un tipo di legno piuttosto che con l’altro. E risparmiare la fatica di raschiare via chili di adesivo sbagliato non ha prezzo, credimi.
Conosci i protagonisti: le famiglie di adesivi per parquet
Poliuretanica monocomponente
È la “nostra vecchia conoscenza” nei cantieri residenziali. Un secchio, zero catalizzatori da miscelare. Indurisce grazie all’umidità ambientale, resta elastica e resiste a forti sollecitazioni. Se devi incollare rovere massello largo 15 cm in una mansarda esposta a forti escursioni termiche, lei è pronta alla sfida. L’odore? Piuttosto marcato finché non polimerizza: aerare bene è obbligatorio, ma la resa compensa.
Poliuretanica bicomponente
Nel barattolo A c’è la resina, nel flacone B l’induritore: li unisci e scatta la reazione. Offre un’adesione quasi epica e tempi di pedonabilità rapidi. Il lato meno romantico? Devi mescolare a fondo, dosare con precisione e lavorare in tempi ristretti. In pratica è come preparare un tiramisù: se monti tardi la panna, smonta tutto.
Silanica
Negli ultimi anni è la star dei negozi specializzati. Priva di solventi, quasi inodore, elastica ma salda. Si lega sia al legno sia al cemento grazie a un’architettura chimica che potremmo definire “a molla”. Costicchia più delle sorelle poliuretaniche, è vero, ma garantisce emissioni bassissime: scelta gettonata in case dove camminano bambini in calzini e cani curiosi.
Vinilica a base acqua
Pensa alla classica colla bianca di scuola, ma in versione power‑up. Ideale per i prefiniti, soprattutto nei formati a spina o a click, perché resta leggermente flessibile e genera poca pressione verso l’alto. Non ti salva però se il sottofondo è molto umido; lì serve qualcosa di più tenace. Metaforicamente, è il gregario che fa un ottimo lavoro di squadra, purché la strada sia spianata.
Preparare il sottofondo: mezzo successo sta qui
Vuoi un incollaggio da manuale? Allora liscio come seta, pulito come un laboratorio e asciutto come il Sahara: ecco il profilo del massetto che vorrebbe la tua colla.
Controllo umidità: massetto cementizio sotto il 2 %, anidrite sotto lo 0,5 %. Un igrometro a carburo costa, ma evita notti insonni.
Ti aspettavi una lista più lunga? La verità è che la preparazione non è un’enciclopedia di passaggi. Se il sottofondo è polveroso, passa l’aspirapolvere; se è poroso, stendi un primer; se presenta crepe, resinale con epossidica fluida. Fine. Il resto dei problemi nasce dal pensare “tanto il parquet coprirà tutto”. Spoiler: non lo farà.
Fattori che nessuno ti racconta: umidità, stagionalità, formato doghe
Hai presente quel cugino che posa parquet “solo a maggio perché il legno è felice”? Non è del tutto folle. Primavera e autunno offrono umidità e temperature moderate, ideali per collanti che amano l’equilibrio. In estate asciugano troppo in fretta, in inverno diventano densi come Nutella in frigo. La soluzione? Adeguare la viscosità: in inverno tieni il secchio in un locale a 20 °C, d’estate lavora con finestre socchiuse e ombra costante.
Quanto alle dimensioni delle doghe, più sono larghe e spesse, più sollecitano la colla. Se monti tavole “XXL” da 22 cm di larghezza, orientati su poliuretanica bicomponente o MS; se invece posi listoncini 45×450 mm, una monocomponente elastica basta e avanza.
Come stendere la colla senza imbrattare tutta la stanza
Scoperchiare il secchio, annusare l’aroma (non farlo troppo a lungo!) e raccogliere con spatola dentata. Spalma a strisce di un metro quadro alla volta, come se dipingessi corsie immaginarie. Perché non su tutta la superficie? Perché l’adesivo ha un suo “momento magico” di presa. Macchiarsi le ginocchia cercando di pulire colla già pellicolata è una tortura che nessuno merita.
Sistema la doga, picchietta con il martello di gomma e prosegui. Ogni tanto solleva una tavola di scarto; se sul retro restano dentini regolari di colla, sei sulla strada giusta. Se è tutta spalmata o, peggio, assente, regola la spatola: denti troppo bassi non caricano, troppo alti sprecano materiale.
Errori comuni e rimedi al volo
Lo so, l’esperienza si costruisce con qualche cantonata, ma perché non ridurle?
Colla scaduta: non fidarti del barattolo trovato in cantina; controlla la data. Un adesivo vecchio polimerizza male e si sbriciola.
Strati disomogenei: zone spesse, zone scarse. Il risultato? Eco di vuoto sotto i passi. Usa la spatola a 45 ° costante.
Pulizia tardiva: se la colla sborda e asciuga sul parquet verniciato, rimuoverla diventa un thriller. Tieniti un panno inumidito e intervieni subito.
Giunti di dilatazione ignorati: appoggiare il parquet “a muro” è tentazione forte, ma lasci almeno 5‑8 mm; la colla non compensa ciò che il legno vuole fare di suo.
Detto questo, l’errore peggiore è la fretta. Quando vedi il sole che cala e hai ancora mezza stanza, fermati. Domani sarà un altro giorno e la colla non scapperà.
Domande frequenti che sento in cantiere
“Posso incollare su piastrelle esistenti?”
Sì, se sono stabili, sgrassate e carteggiate per creare adesione. Una mano di primer e via.
“Quanta colla mi serve?”
Con spatola dentata 6×6 mm calcola circa 1 kg per metro quadro. Meglio abbondare di un 10 % per imprevisti.
“Quando posso camminarci sopra?”
Monocomponenti richiedono 24 ore, bicomponenti 8‑12. Ma aspettare 48 ore prima di portare mobili pesanti è sempre una buona idea.
“Vale la pena usare colla elastica su riscaldamento a pavimento?”
Assolutamente sì: accompagna le dilatazioni termiche senza fessurazioni.
Conclusioni
Sei arrivato fin qui, significa che la paura della colla ha perso mordente. Scegli il tipo giusto, prepara il sottofondo, stendi con calma e lascia che l’adesivo faccia il suo lavoro.