In questa guida spieghiamo come lucidare a stoppino un mobile.
Questo metodo è considerato il « re » delle lucidature di mobili. È quello che dà i risultati più appariscenti, una dura crosta lucente, anche se molto delicata e facile vittima di un bicchiere bagnato o di un piatto caldo. È, erroneamente, considerato un metodo troppo difficile per la lucidatura dei mobili, e troppi astri del bricolage domestico si sono arresi prima ancora di tentare. Facile non è: occorre eseguire con la massima precisione una serie di operazioni che, se eseguite non correttamente, possono rovinare tutto il lavoro. La lucidatura allo stoppino è composta da cinque fasi: preparazione del legno, coloritura del legno, oliatura, stuccatura della venatura, lucidatura vera e propria.
La preparazione: non ha regole particolari: il legno deve essere attentamente raschiato con una rasiera, poi carteggiato con carta-vetro 00.
La coloritura: avviene per mezzo di un normale mordente. Poi si carteggia
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L’oliatura: può essere fatta con un tampone leggermente imbevuto d’olio di lino crudo.
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Molti, tuttavia, preferiscono l’uso di olio di paraffina, meno grasso.
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L’oliatura darà maggior risalto alla venatura del legno, arricchendone l’aspetto. Non occorre un bagno d’olio, anzi bisogna servirsene con estrema avarizia. Basta che, osservando da angolature diverse, tutta la superficie sia lucida. Troppo olio sarebbe si assorbito dal legno, ma potrebbe traspirare qualche tempo dopo, e provocare crepe;
La stuccatura: è operazione molto delicata, da affrontare con prudenza. C’è chi la elimina completamente sostituendo la mano di olio con una mano di turapori. È un sistema che dà discreti risultati, soprattutto a chi ha fretta e teme di commettere errori. Chi ha oliato, invece, deve procurarsi pomice in polvere, e metterla in un sacchetto di cotone, annodando strettamente l’apertura. Con questo sacchetto in mano, come indica la fig. 1, dare una serie di leggeri colpetti su tutta la superficie del mobile. La pomice che uscirà dalle trame del sacchetto sarà sufficiente a turare i pori.
Gli « esperti » non ricorrono al sacchetto, e spargono la pomice direttamente a spizzichini, con le dita. Ma occorre una precisione e una misura che mancano sicuramente al verniciatore di mobili occasionale.
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La lucidatura: per parlarne occorrono due premesse, relative alla preparazione dello stoppino stesso e a quella del liquido con cui si lavorerà. Lo stoppino è una specie di straccio che si tiene racchiuso nel palmo della mano. È formato da alcuni batuffoli di lana (ottime, sostengono gli esperti, le sfilacciature di una maglia, se non si dispone della lana una volta usata nei materassi), avvolti in un panno di lino o, meglio ancora, di canapa, come illustra il dettaglio 1 della fig. 4. La forma dello stoppino deve assomigliare a un triangolo, come indica la figura.
II liquido è molto facile da preparare.
Consiste in una miscela di gommalacca e alcool (a 95°, altrimenti tutto diventa un miscuglio pastoso e inutile).
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Le proporzioni possono variare, ma la regola « aurea » è di un litro di alcool (pari a 750 grammi) con 100 grammi di gommalacca. Una quantità, questa, che nelle mani di un verniciatore in gamba può essere sufficiente a lucidare tutti i mobili di una camera da letto. Bene che sia cosi, visto il prezzo raggiunto dalla gommalacca.
La gommalacca si presenta sotto forma di foglie sottili, ed è quella che dà corpo e sostanza alla lucidatura: all’alcool spetta solo una funzione di solvente. Per ottenere migliori risultati (ma non è strettamente necessario, e anzi in mano di persona poco esperta è forse sconsigliabile) si può aumentare la quantità di gommalacca, o si possono aggiungere due additivi: un cucchiaino di gomma arabica e uno di gomma copal. Lasciare almeno dodici ore, affinché le sostanze solide si sciolgano bene. Talora, volendo eliminare la coloritura del legno con un mordente, si può mettere il colore nella soluzione da stoppino. Tale scelta, tuttavia, non elimina né l’oliatura né la stuccatura. Tale pratica può essere adatta a legni speciali, secondo questo prospetto: mogano, aggiungere 50 grammi di marrone Bismark per ogni litro di soluzione; noce, aggiungere un cucchiaino di vernice all’alcool; ebano, una punta di nero anilina.
La lucidatura deve avvenire in un ambiente non freddo, senza polvere. Aprire lo stoppino, imbibire con una certa abbondanza il suo cuore di lana, richiudere lo stoppino stringendo per fare in modo che il liquido goccioli fuori. Passare tutta la superficie in movimenti lunghi e regolari, prima nel senso della venatura, poi di traverso. Passare quindi a un movimento rotatorio, come è indicato nella fig. 2 e continuare fino a quando lo stoppino è praticamente asciutto. Inumidire nuovamente lo stoppino, e riprendere il moto rotatorio. Lasciare che la superficie si asciughi fra un passaggio e l’altro. Quando tutta la superficie è stata ben ricoperta, lasciare per 24 ore. E chiudere la stanza, per evitare polvere. Riprendere la lucidatura, dopo avere passato carta abrasiva finissima, e con estrema delicatezza, per lisciare eventuali imperfezioni. Ripetere la lucidatura in strisce e poi in senso rotatorio. Probabilmente lo stoppino tenderà a « incollarsi » al legno. Con un dito intinto in olio di paraffina inumidire la superficie dello stoppino, come indicato nella fig. 3. Proseguire, lubrificando con due o tre gocce (letteralmente) di tanto in tanto, finché la superficie ha un bel colore (anche se non è ancora lucida). Lasciare trascorrere 24 ore, poi ripassare il sacchetto di pomice e « pulire » con uno stoppino intriso di alcool (non di soluzione). Un tocco di carta abrasiva, e di nuovo stoppino con 2 gocce di olio di paraffina e appena inumidito di liquido, con la massima delicatezza. Per « finire » prendere uno stoppino nuovo e, dopo qualche ora, bagnarlo di alcool e passarlo sulla lucidatura, che prenderà il cosiddetto « effetto specchio ». Dare gli ultimi tocchi « per lungo », non in senso rotatorio.